Monthly Archives: settembre 2016

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Il pacchetto di biscotti

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Category : Crescita personale

IL PACCHETTO DI BISCOTTI

I COMPORTAMENTI DEGLI ALTRI

Un racconto che ci lascia pensare.

Quante volte abbiamo giudicato l’altro, senza renderci conto del nostro comportamento?

Quante volte siamo andati in reazione ad un comportamento altrui, focalizzandoci solo sulle azioni che riceviamo, senza renderci conto delle nostre che facciamo in automatico?

Buona lettura

Una ragazza stava aspettando il suo volo in una sala d’attesa di un grande aeroporto.
Siccome avrebbe dovuto aspettare per molto tempo, decise di comprare un libro per ammazzare il tempo.
Compro’ anche un pacchetto di biscotti.
Si sedette nella sala VIP per stare piu tranquilla.

scatola-biscotti

Accanto a lei c’era la sedia con i biscotti e dall’altro lato un signore che stava leggendo il giornale.

Quando lei cominciò a prendere il primo biscotto, anche l’uomo ne prese uno, lei si sentì indignata ma non disse nulla e continuò a leggere il suo libro. Tra lei e lei pensò: 

ma tu guarda se solo avessi un po’ più di coraggio gli avrei già dato un pugno…”.

Così ogni volta che lei prendeva un biscotto, l’uomo accanto a lei, senza fare un minimo cenno ne prendeva uno anche lui. Continuarono fino a che non rimase solo un biscotto e la donna pensò:

“ah, adesso voglio proprio vedere cosa mi dice quando saranno finiti tutti!!”.

L’uomo prima che lei prendesse l’ultimo biscotto lo divise a metà!

“AH, questo è troppo”

pensò e cominciò a sbuffare e indignata si prese le sue cose il libro e la sua borsa e si incamminò verso l’uscita della sala d’attesa.

Quando si sentì un po’ meglio e la rabbia era passata, si sedette in una sedia lungo il corridoio per non attirare troppo l’attenzione ed evitare  altri  dispiaceri. Chiuse il libro e aprì la borsa per infilarlo dentro quando… nell’aprire la borsa vide

che il pacchetto di biscotti era ancora tutto intero nel suo interno.

Sentì tanta vergogna e capì solo allora che il pacchetto di biscotti uguale al suo era di quel uomo seduto accanto a lei che

però aveva diviso i suoi biscotti con lei senza sentirsi indignato, nervoso o superiore al contrario di lei che aveva sbuffato e addirittura si sentiva ferita nell’orgoglio.

LA MORALE:

Quante volte nella nostra vita mangeremo o abbiamo già mangiato i biscotti di un altro senza saperlo?

 

Prima di arrivare ad una conclusione affrettata e prima di pensare male delle persone, GUARDA attentamente le cose, molto spesso non sono come sembrano.

 

Buona Vita

 

 

 

 

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Il pacchetto di biscotti di Loredana Massimi è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Condividi allo stesso modo 4.0 Internazionale.
Based on a work at http://arbicadevico.altervista.org/mondopaese/storie/racconti.htm.


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Il Muro

Il muro

“una pietra in più nei muri degli altri”

di Bruno Ferrero

 

In un deserto aspro e roccioso vivevano due eremiti. Avevano trovato due grotte che si spalancavano vicine, una di fronte all’altra.

Dopo anni di preghiere e feroci mortificazioni, uno dei due eremiti era convinto di essere arrivato alla perfezione.

L’altro era un uomo altrettanto pio, ma anche buono e indulgente. Si fermava a conversare con i rari pellegrini, confortava e ospitava coloro che si erano persi e coloro che fuggivano.

Tutto tempo sottratto alla meditazione e alla preghiera

pensava il primo eremita. Che disapprovava le frequenti, anche se minuscole, mancanze dell’altro.

Per fargli capire in modo visibile quanto fosse ancora lontano dalla santità, decise di posare una pietra all’imboccatura della propria grotta ogni volta che l’altro commetteva una colpa.

Dopo qualche mese davanti alla grotta c’era un muro di pietre grigio e soffocante. E lui era murato dentro.

Talvolta intorno al cuore costruiamo dei muri, con le piccole pietre quotidiane dei risentimenti, le ripicche, i silenzi, le questioni irrisolte, le imbronciature.

Il nostro compito più importante è impedire che si formino muri intorno al nostro cuore. E soprattutto cercare di non diventare una pietra in più nei muri degli altri“.

Bruno Ferrero

 

 

 

 

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Bambini, sono loro il nostro futuro

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Bambini, sono loro il nostro futuro

La scuola istruisce ma non educa.

Stavo cercando in internet degli spunti per scrivere qualcosa sui bambini riguardo la loro educazione, oggi, rispetto a quella degli anni ’50-’60 e ho trovato magicamente un articolo che mi ha lasciato senza fiato. 

Qualcuno le chiama “coincidenze” o “sincronicità”, io preferisco dire che quando sei in linea con te stesso ti capita di pensare una cosa, e poco dopo, questa, si materializza, il tutto senza sforzo. 

Tornando ai bambini e alla loro educazione, di una cosa ero certa, dai racconti che mio padre mi faceva delle sue esperienze scolastiche, a parte le “bacchettate” sulle mani, non erano poi tanto diverse dalle mie.

L’istruzione quella obbligatoria, gratuita e a carico dello Stato fin dal primo momento in cui nacque nel XIX secolo, ad oggi, non ha avuto cambiamenti. Tutte le “regole del gioco istruzione”  sono rimaste invariate. 

Come puoi vedere qui sotto le immagini di bambini in classe negli anni 50 paragonati a quelli dei giorni nostri, banchi a parte, non c’è grande differenza: seduti, in silenzio, fermi e con qualcuno che istruisce.

bambini anni-50

Scuola anni ’50

bambini oggi

Scuola giorni nostri

Soffermiamoci sul significato delle parole e la loro origine “etimologica”. Si può notare la netta differenza tra istruire ed educare.

ISTRUIRE : dal  latino in-strùere – costruire, fabricare, AMMAESTRARE, ADDOTTRINARE, INFORMARE – trasmettere dentro qualcuno un’informazione esterna, in modo che sia compresa e memorizzata.

EDUCARE:  dal latino e-ducere e significa “tirar fuori” il potenziale interno di una persona, valorizzandone gli specifici talenti individuali

Facendo una ricerca su Google, siti esteri per l’educazione, il primo risultato è stato Siti esteri per l’istruzione – Miur

In Italia abbiamo il “Ministero della pubblica Istruzione“,  in America l’United States Department of Education, in Inghilterra il Department for Education, in Francia il Ministère de l’Education Nationale, de la Recherche et de la Technologie, in Spagna il Ministerio de Educación y Cultura.

Le domande che mi sono posta sono state:

Come mai da noi viene usata la parola istruzione?

Quali sono le origini della nostra istruzione?

Come mai i banchi sono messi in un determinato modo rispetto alla cattedra?

Che significato ha la campanella che sona alla fine delle lezioni?

Come mai i bambini “devono” restare fermi immobili e non chiacchierare durante le lezioni?

Qui sotto ti riporto un video dove troverai le risposte a queste domande spiegate da Sir Ken Robinson.

(fonte https://www.youtube.com/watch?v=SVeNeN4MoNU)

Penso che i bambini siano il nostro futuro e che il nostro compito è quello di aiutarli nella ricerca di loro stessi, nel fargli scoprire quali sono i loro veri talenti, la loro creatività, cosa amano, cosa gli piace. Osservarli, farli crescere, facendoli anche sbagliare, perché è il mezzo tramite il quale imparano a capire chi sono e qual’è il loro scopo nella vita. 

Il video di Sir Ken Robinson  che è qui sotto, espone una divertente e toccante argomentazione a favore della creazione di un sistema educativo che nutra la creatività (anziché metterla a repentaglio).

(Tratto dal TED Italiahttps://www.youtube.com/watch?v=K3uXSYQWAwA)

 

La domanda con la quale voglio lasciarti è questa: 

Come riusciamo a fare scoprire ai nostri bambini il loro talento, se ancora oggi non abbiamo scoperto chi siamo?

Loredana Massimi

 

 

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La Piccola anima che parlò con Dio

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La piccola anima che parlò con Dio

Non avere paura del buio, ti aiuterà a trovare la luce

Dio parla con una piccola anima che ha capito che lei è luce, ma stando insieme ad altre piccole luci non riesce a definirsi, quindi decide di fare un gioco quello di far capire a tutti quanto fosse speciale, ma per questo ha bisogno di qualcuno che…

 

Questo delizioso racconto offre ai bimbi uno spunto per guardare con occhi diversi chi provoca delle cose “brutte”, e un modo alternativo per affrontarle nel momento in cui si verificano.

Ci insegna inoltre che non vi è nulla di male nel considerarsi speciali e nel fare comprendere agli altri quanto lo siamo tutti.

Infine ci mostra come tutte le creature siano amate da Dio allo stesso modo, e come persino quelle che non consideriamo amiche potrebbero essere angeli camuffati, inviati a noi per portarci un dono: la possibilità di dimostrarci tolleranti, comprensivi e capaci di perdonare, e l’opportunità di essere ciò che siamo.

Questa parabola è apparsa per la prima volta, in forma leggermente diversa, nel primo volume di Conversazioni con Dio, un libro per i grandi, ed è stata raccontata nelle tante città degli Stati Uniti in cui sono stato invitato a tenere conferenze o seminari.

L’ho riformulata per trasformarla in una fiaba illustrata, seguendo il consiglio di tutti coloro che mi hanno scritto o mi hanno avvicinato per dirmi che “sarebbe stata una storia perfetta per i più piccini”.

Credo che queste parole siano venute direttamente da Dio, e so che tutti i bambini che impareranno a comprenderne il significato saranno benedetti.

Vi ringrazio per averli amati tanto da regalare loro questa storia.

Con amore… Neale

(fonte:http://conversazionicondio.com/altre-risorse/la-piccola-anima-e-il-sole/)

 

La piccola anima e il sole

C’era una volta, in un luogo fuori dal tempo, una Piccola Anima che disse a Dio

“Io so chi sono!”

“Ma è meraviglioso! E dimmi, chi sei?” chiese il Creatore.

“Sono la Luce!”

Il volto di Dio si illuminò di un grande sorriso.

“È proprio vero! Tu sei la Luce”.

La Piccola Anima si sentì tanto felice, perché aveva finalmente scoperto quello che tutti i suoi simili nel Regno avrebbero dovuto immaginare.

“Oh”, mormorò “è davvero fantastico!”

Ben presto però, sapere chi era non fu più sufficiente. Sentiva crescere dentro di sé una certa agitazione, perché voleva essere ciò che era. Tornò quindi da Dio (un’idea niente male per chiunque desideri essere Chi È in Realtà) e, dopo aver esordito con un:

“Ciao, Dio!”  domandò: “Adesso che so Chi Sono, va bene se lo sono?”

E Lui rispose: “Intendi dire che vuoi essere Chi Sei Già?”

“Beh, una cosa è saperlo, ma quanto a esserlo veramente… Insomma, Io voglio capire come ci si sente nell’essere la Luce!”

“Ma tu sei la Luce”, ripeté Dio, sorridendo di nuovo.

“Sì, ma voglio scoprire che cosa si prova!” piagnucolò la Piccola Anima

“Eh, già”, ammise il Creatore nascondendo a malapena una risatina, “avrei dovuto immaginarmelo. Hai sempre avuto un grande spirito d’avventura.” Poi cambiò espressione. “Però, però… C’è un problemino…”

“Di che si tratta?”

“Ebbene, non c’è altro che Luce. Vedi io ho creato solo ciò che sei e, di conseguenza, non posso suggerirti nulla per sentire Chi Sei, perché non c’è niente che tu non sia.”

”Ehh?” balbettò la Piccola Anima, che a quel punto faceva fatica a seguirlo.

“Mettiamola in questo modo”, spiegò Dio. “Tu sei come una candela nel Sole. Oh., esisti indubbiamente. In mezzo a milioni di miliardi di altre candele che tutte insieme lo rendono ciò che è. E il sole non sarebbe il Sole senza di te. Senza una delle sue fiammelle rimarrebbe una semplice stella… perché non risulterebbe altrettanto splendente. E, dunque., la domanda è questa: Come fare a riconoscersi nella Luce quando se ne è circondati?”

“Ehi”, protestò la Piccola Anima, “il Creatore sei tu. Escogita una soluzione!”

Lui sorrise di nuovo. “L’ho già trovata”, affermò. “Dal momento che non riesci a vederti come Luce quando sei dentro la luce, verrai sommerso dalle tenebre.”

“E che cosa sarebbero queste tenebre?”

“Sono ciò che tu non sei” fu la Sua risposta.

“Mi faranno paura?”

“Solo se sceglierai di lasciarti intimorire”, lo tranquillizzò Dio. “In effetti, non esiste nulla di cui avere paura, a meno che non sia tu a decidere altrimenti. Vedi, siamo noi a inventarci tutto. A lavorare di fantasia”.

”Ah, se è così…” fece un sospiro di sollievo la Piccola Anima.

Poi Dio proseguì spiegando che si arriva alla percezione delle cose quando ci appare il loro esatto opposto.

“E questa è una vera benedizione” affermò “perché, se così non fosse, tu non riusciresti a distinguerle. Non capiresti che cos’è il Caldo senza il Freddo, né che cos’è Su se non ci fosse Giù, né Veloce senza Lento. Non sapresti che cos’è‚ la Destra in mancanza della Sinistra, e neppure che cosa sono Qui e Adesso, se non ci fossero Là e Poi, perciò”, concluse, “quando le tenebre saranno ovunque, non dovrai agitare i pugni e maledirle. Sii piuttosto un fulgore nel buio e non farti prendere dalla collera. Allora saprai Chi Sei in Realtà, e anche tutti gli altri lo sapranno. Fa’ che la tua Luce risplenda al punto da mostrare a chiunque quanto sei speciale!”

“Intendi dire che non è sbagliato fare in modo che gli altri capiscano il mio valore?” chiese la Piccola Anima.

“Ma naturalmente!” ridacchiò Dio. “È sicuramente un bene! Rammenta, però, che <speciale> non significa <migliore>. Tutti sono speciali, ognuno a modo proprio! Tuttavia molti lo hanno dimenticato. Capiranno che è buona cosa esserlo nel momento in cui lo comprenderai tu.”

“Davvero?” esclamò la Piccola Anima danzando, saltellando e ridendo di gioia. “Posso essere speciale quanto voglio?”

“Oh, si, e puoi iniziare fin da ora”, rispose il Creatore che danzava, saltellava e rideva a Sua volta. “In che modo ti va di esserlo?”

“In che modo? Non capisco.”

“Beh”, suggerì Dio, “essere la Luce non ha altri significati ma l’essere speciali può essere interpretato in vari modi. Lo si è quando si è teneri, o quando si è gentili, o creativi. E, ancora, si è speciali quando ci si dimostra pazienti. Ti vengono in mente altri esempi?”

La Piccola Anima rimase seduta per qualche istante a riflettere.

“Ne ho trovati un sacco!” esclamò infine. “Rendersi utili, e condividere le esperienze, e comportarsi da buoni amici. Essere premurosi nei confronti del prossimo. Ecco, questi sono modi per essere speciali”

“Si” ammise Dio, “e tu puoi sceglierli tutti, o trovare qualsiasi altro modo per essere speciale che ti vada a genio, in ogni momento. Ecco che cosa significa essere la Luce.”

“So cosa voglio essere, io so cosa voglio essere!” annunciò la Piccola Anima sprizzando felicità da tutti i pori. “E ho deciso che sceglierò quella parte che viene chiamata <essere disposti al perdono>. Non è forse speciale essere indulgenti?”

“Oh certo” assicuro Dio. “È molto speciale.”

“Va bene, è proprio quello che voglio essere. Voglio saper perdonare. Voglio Fare Esperienza in questo modo.”

“C’è una cosa pero che dovresti sapere.”

La Piccola Anima fu quasi sul punto di perdere la pazienza. Sembrava ci fosse sempre qualche complicazione.

“Che c’è ancora?” ribatté con un sospiro.

“Non c’è nessuno da perdonare”, disse Dio.

“Nessuno?” Era difficile credere a ciò che aveva appena udito.

“Nessuno”, ripeté il Creatore. “Tutto ciò che ho creato è perfetto. Non esiste anima che sia meno perfetta di te. Guardati attorno.”

Solo allora la Piccola Anima si rese conto che si era radunata una grande folla. Tanti altri suoi simili erano arrivati da ogni angolo del Regno perché si era sparsa la voce di quella straordinaria conversazione con Dio e tutti volevano ascoltare. Osservando le innumerevoli altre anime radunate lì intorno, non poté fare a meno di dare ragione al Creatore. Nessuna appariva meno meravigliosa, meno magnifica o meno perfetta. Tale era il prodigio di quello spettacolo, e tanta era la Luce che si sprigionava tutt’attorno, che la Piccola Anima riusciva a malapena a tenere lo sguardo fisso sulla moltitudine.

“Chi, dunque, dovrebbe essere perdonato?” tornò alla carica Dio.

“Accidenti, mi sa proprio che non mi divertirò! Mi sarebbe tanto piaciuto essere Colui Che Perdona. Volevo sapere come ci si sente a essere speciali in quel senso.”

La Piccola Anima capì, in quel momento, che cosa si prova a essere tristi. Ma un’Anima Amica si fece avanti tra la folla e disse:

“Non te la prendere, Io ti aiuterò”.

“Dici davvero? Ma che cosa puoi fare?”

“Ecco, posso offrirti qualcuno da perdonare!”

“Tu puoi…”

“Certo! Posso venire nella tua prossima vita e fare qualcosa che ti consentirà di dimostrare la tua indulgenza.”

“Ma perché? Per quale motivo?” chiese la Piccola Anima. “Sei un Essere di suprema perfezione! Puoi vibrare a una velocità così grande da creare una Luce tanto splendente da impedirmi quasi di guardarti! Che cosa mai potrebbe indurti a rallentare le tue vibrazioni fino a offuscarla? Che cosa potrebbe spingere te – che sei in grado di danzare in cima alle stelle e viaggiare per il Regno alla velocità del pensiero – a calarti nella mia vita e divenire tanto pesante da compiere questo atto malvagio?”

“E’ semplice”, spiego l’Anima Amica, “perché’ ti voglio bene.”

Sentendo quella risposta, lo stupore invase la Piccola Anima.

“Non essere tanto meravigliato, Piccola Anima. Tu hai fatto lo stesso per me. Davvero non ricordi? Oh, abbiamo danzato insieme molte volte, tu e io. Nel corso di tutte le età del mondo e di ogni periodo storico, abbiamo ballato. Abbiamo giocato per tutto l’arco del tempo e in molti luoghi. Solo che non te ne rammenti. Entrambi siamo stati Tutto. Siamo stati Su e Giù, la Sinistra e la Destra. Il Qui e il Là, l’Adesso e il Poi, e anche maschio e femmina, bene e male. Siamo ambedue stati la vittima e l’oppressore. Ci siamo incontrati spesso, tu e io, in passato; e ognuno ha offerto all’altro l’esatta e perfetta opportunità di Esprimersi e di Fare Esperienza di Ciò che Siamo in Realtà.”

“E quindi”, continuò a spiegare l’Anima Amica,

“io verro nella tua prossima vita e, questa volta, sarò il ‘cattivo’. Commetterò nei tuoi confronti qualcosa di veramente terribile, e allora riuscirai a provare come ci si sente nei panni di Colui Che Perdona.”

“Ma che cosa farai”, domandò la Piccola Anima, leggermente a disagio, “da risultare tanto tremendo?”

“Oh,” rispose l’Anima Amica strizzando l’occhio, “ci faremo venire qualche bella idea.” Poi soggiunse a voce bassa:Sai, tu hai ragione riguardo a una cosa”.

“E quale sarebbe?”

“Dovrò diminuire alquanto le mie vibrazioni e aumentare a dismisura il mio peso per commettere questa brutta cosa. Mi toccherà fingere di essere ciò che non sono. E, quindi, ti chiedo in cambio un favore.”

“Oh, qualsiasi cosa, qualsiasi cosa!” gridò la Piccola Anima, che intanto ballava e cantava: “Riuscirò a perdonare, riuscirò a perdonare!” Poi si rese conto del silenzio dell’Anima Amica e allora chiese: “Che cosa posso fare per te? Sei davvero un angelo, sei così disponibile ad accontentarmi!”

“È naturale che sia un angelo” li interruppe Dio. “Ognuno di voi lo è! E rammentatelo sempre: Io vi ho mandato solo angeli.

A quel punto la Piccola Anima sentì ancora più forte il desiderio di esaudire la richiesta e chiese di nuovo: “Che cosa posso fare per te?”

“Quando ti colpirò e ti maltratterò, nell’attimo in cui commetterò la cosa peggiore che tu possa immaginare, in quello stesso istante….”

“Sì, Sì? … “

“Dovrai rammentare Chi Sono in Realtà”, concluse l’Anima Amica gravemente.

“Oh, ma lo farò!” esclamò la Piccola Anima, “lo prometto! Ti ricorderò sempre così come sei qui., in questo momento.”

“Bene”, commentò l’Anima Amica, “perché vedi, dopo che avrò finto con tanta fatica, avrò dimenticato chi sono. E se non mi ricorderai per come sono, potrei non rammentarmelo per un sacco di tempo. Se mi scordassi Chi Sono, tu potresti addirittura dimenticare Chi Sei e saremmo perduti entrambi. E allora avremmo bisogno di un’altra anima che venisse in nostro soccorso per rammentarci Chi Siamo.”

“No, questo non accadrà!” promise la Piccola Anima. “Io ti ricorderò! E ti ringrazierò per avermi fatto questo dono: l’opportunità di provare Chi Sono.”

Quindi, l’accordo fu fatto. E la Piccola Anima andò verso una nuova vita, felice di essere la Luce e raggiante per la parte che aveva conquistato, la Capacità di Perdonare. Attese con ansia ogni momento in cui avrebbe potuto fare questa esperienza per ringraziare l’anima che con il suo amore l’aveva resa possibile. E in tutti gli istanti di quella nuova vita, ogni qualvolta compariva una nuova anima a portare gioia o tristezza – specialmente tristezza – ricordava quello che aveva detto Dio “Rammentatelo sempre”, aveva affermato con un sorriso, “Io vi ho mandato solo angeli.”

  1. Neale Donald Walsch è un messaggero spirituale dei nostri giorni le cui parole continuano a toccare il mondo in maniera molto profonda.
    Vive ad Ashland nell’Oregon (USA) con la moglie Nancy assieme alla quale ha fondato Conversations with God Foundation, un’organizzazione non-profit il cui scopo è diffondere il messaggio di pace e serenità contenuto nei suoi scritti.
    Walsch è diventato un autore molto apprezzato con la trilogia“Conversazioni con Dio”, un caso editoriale mondiale.

 

“Qualche anno fa iniziai a ricevere delle risposte alle mie domande sull’abbondanza, sul denaro e su ciò che molti chiamano il giusto modo di vivere. Credo che provenissero direttamente da Dio. Ricevendole, ne restai così impressionato che decisi di scriverle”
-Neale Donald Walsch

 

 

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Wayne Dyer

Per quale motivo siamo su questa Terra?

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Per quale motivo secondo te siamo su questa Terra?

(Steve Ferrel e Wayne Dyer 1)

Intervista a Wayne Dyer

 

In questo articolo che vi ripropongo qui Steve Ferrel intervista Wayne Dyer su un argomento molto importante, se sei curioso di sapere di cosa parlano continua la lettura dell’articolo anche se un po’ lungo ma alla fine ne sarà valsa la pena. 

 

(Steve Ferrell) D: Per quale motivo secondo te siamo su questa Terra?

DR. WAYNE DYER: Siamo qui con uno scopo. Veniamo in questo mondo sapendo quale è questo scopo, ma poi lo dimentichiamo, così come tendiamo a dimenticare i nostri sogni.

Veniamo come esseri spirituali e siamo qui come esseri fisici, ma in realtà rimaniamo sempre degli esseri spirituali che stanno avendo un’esperienza umana.

Mentre siamo qui in un corpo fisico il nostro scopo è di raggiungere un livello superiore. Non che sia così facile. Non si tratta certo di prendere un ascensore e di andare da un livello A a un livello B.

Per salire da un livello all’altro dobbiamo produrre molta energia e questa energia non si produce solamente meditando o imparando a conoscere Dio. Il modo per generare energia consiste in primo luogo nel capire che siamo molto di più di un corpo fisico. Abbiamo un corpo fisico che è fatto di energia e allo stesso tempo abbiamo un corpo energetico che ci accompagna sempre. Questo corpo energetico è una sorta di nostro doppio e ci avvolge intorno a quello che viene chiamato da Konstinata “il punto di assemblaggio dell’energia”. Questo punto di assemblaggio si trova a circa 50 cm da noi: in base a dove si trova questo punto noi abbiamo una certa percezione della realtà. Per poter raggiungere un livello superiore dobbiamo letteralmente spostare questo punto di assemblaggio: è come spostare il nostro doppio. So che suona piuttosto strano, ma è un punto molto importante: ne parla anche la Kabala.

Per poterci spostare da un livello più basso a uno più alto e per generare sufficiente energia, è necessaria una caduta. La Kabala dice che solo quando l’Anima tocca il fondo può darsi la spinta per raggiungere un livello più alto. Ora le cadute della nostra vita sono prodotte dal nostro Io Superiore. Non sono un prodotto dell’ego. In realtà, l’ego è terrorizzato dall’idea di una caduta, perché è in questa fase che noi troviamo Dio. Si diventa più spirituali, più gentile, più premurosi. Una caduta può essere rappresentata da molte cose: una rottura amorosa, un incidente, un trauma di qualche tipo. Ciò che dobbiamo sapere, non credere, ma sapere è che proprio nel momento della caduta che noi stiamo generando l’energia necessaria per raggiungere un livello superiore.

Invece di mettere energia nei nostri pensieri negativi, dovremmo essere grati dell’opportunità che ci viene data di diventare individui migliori e di raggiungere un livello più elevato. Se abbiamo questa consapevolezza, possiamo interpretare le nostre cadute con una nuova saggezza. E’ per questo che i monaci e gli esseri illuminati conducono vite così austere e rinunciano a tutto. Nell’attimo in cui lasciamo andare i nostri attaccamenti, e intendo dire lasciarli davvero andare, ci stiamo dando la spinta verso l’alto. Quando raggiungiamo questo livello, Dio si prenderà cura dei dettagli. Dobbiamo capire che non siamo soli e questo fa parte di un piano. Quando raggiungiamo livelli più alti, non siamo più attaccati ai risultati. Una Coscienza Illuminata è proprio questo: distaccarsi dal risultato. Quando ci troviamo in uno stato di coscienza superiore, amiamo senza chiedere nulla in cambio.

Il nostro ego è quella parte di noi che crede di essere separato dagli altri e quindi importante, in competizione con, meglio di, più bello di e tutto questo genere di cose.

Il nostro Io Superiore sa che non c’è separazione. Non esiste. Quando si arriva a questo punto, si è così liberi da sentirsi pieni di gioia. E quando siamo pieni di gioia e non più attaccati al risultato di come una certa cosa dovrebbe andare a finire, l’ironia è che ciò che desideriamo si manifesta.

Si tratta davvero solo di entrare in contatto con il nostro Io Superiore e di lasciargli il permesso di governare la nostra vita invece di lasciarlo fare al nostro ego.

Una volta che riusciamo a fare questo, siamo davvero liberi.

Nei nostri sogni noi non siamo attaccati a niente e creiamo tutto ciò di cui abbiamo bisogno nel nostro sogno. In questo sogno più grande noi facciamo la stessa cosa. Il problema è che in questo sogno noi abbiamo un ego e quindi dei dubbi, mentre nei nostri sogni questo non avviene. Nell’altro sogno noi manifestiamo attraverso il potere dell’intenzione tutto ciò di cui abbiamo bisogno. In altre parole, se stanotte sognassi un cactus e volessi vederlo più da vicino, non mi alzerei per andarlo a vedere, lo porterei semplicemente più vicino. Se riusciamo a trasportare questa consapevolezza nello stato di veglia, possiamo fare lo stesso con la nostra realtà. Possiamo portare a noi qualunque cosa di cui abbiamo bisogno semplicemente attraverso il potere dell’intenzione.

D: Sembri aver raggiunto un livello molto alto per quel che riguarda le tue tecniche per migliorare la qualità della vita…

DR. WAYNE DYER: In un certo senso sì e in un altro no. Le mie cadute sono differenti dalle tue. Ho dovuto attraversare queste cadute per trovarmi dove sono ora. Ho avuto problemi di dipendenza, ho avuto divorzi, ho vissuto in orfanotrofi. Quindi le mie cadute sono mie e le tue, tue e le mie non sono più dolorose delle tue o viceversa. E’ il nostro ego che cerca di convincerci che qualcuno si trova in un livello più alto di un altro. Siamo tutti uguali. Io sono parte della stessa intelligenza divina a cui appartieni tu. Il nostro ego vorrebbe farci credere che qualcuno di noi è spiritualmente superiore agli altri, ma in definitiva noi siamo tutti uguali.

D: Però tu sembri avere accesso a questa forza più facilmente di altre persone…

DR. WAYNE DYER: Sì, però non riesco mai a trovare le mie chiavi o ad aggiustare il mio radiatore se la macchina mi si rompe!

E se la macchina ti si ferma in un quartiere malfamato è molto utile saper aggiustare un radiatore. Tutti abbiamo un proposito divino. Un senzatetto che troviamo per strada può aver deciso di aiutare le persone a diventare più compassionevoli. Siamo qui per questo. Nella dimensione in cui si trovava prima di venire qui, quel senzatetto può aver deciso: “Sì, starò senza una casa, non avrò nulla e quando qualcuno mi passerà accanto e avrà un po’ più di compassione nel suo cuore, per me sarà abbastanza, avrò realizzato il mio scopo”. Se riusciamo a capire il concetto di eternità, che non c’è nessun inizio e nessuna fine, se riusciamo ad afferrarlo possiamo essere qualunque cosa.

D: Posso chiederti quale è il tuo credo religioso?

DR. WAYNE DYER: Il mio credo è che una verità è tale fino a che non viene organizzata, poi diventa una bugia.

Io non credo che Gesù insegnasse il Cristianesimo, Gesù insegnava la gentilezza, l’amore, la premura e la pace. Quel che io dico alla gente è: non essere Cristiano, sii simile a Cristo. Non essere Buddista, sii simile al Budda. Non appena entri nei credo ortodossi, entri nei giochi di potere, nel giusto e nello sbagliato, qualcuno va in paradiso e qualcun altro no, il mio Dio è migliore del tuo. Nessun maestro spirituale che ha camminato in mezzo a noi ha mai voluto una cosa del genere. Immaginare Gesù, Budda, Maometto tutti seduti a un tavolo che cercano di risolvere i problemi del mondo decidendo chi ha ragione e chi ha torto non funziona. Tutti loro erano per l’amore, per l’amore incondizionato verso tutto e tutti. Questo è il mio credo spirituale.

D: Deve essere meraviglioso per te sentire di aver toccato il cuore di così tante persone.

DR. WAYNE DYER: Sì è una bella sensazione, ma io non mi prendo alcun merito. Vedi, il motivo per cui non mi prendo il merito è che ci sono persone che pur avendo letto i miei libri non hanno la vita che vorrebbero e io non voglio prendermene la colpa. Se ti vuoi prendere il merito è meglio che ti prepari a prenderti anche la colpa.

D: Ma tu hai piantato dei semi là fuori. Gli altri hanno la responsabilità di innaffiare quei semi e di permettergli di crescere. Tu hai fatto qualcosa di meraviglioso.

DR. WAYNE DYER: Lo faccio perché ho bisogno di scrivere, di uscire e di parlare. Voglio dire, di certo non ho bisogno di guadagnare più soldi e non ho bisogno di avere più attenzioni o onorificenze. Lo faccio perché ho un profondo e bruciante desiderio che mi inspira da dentro e che poi è il mio scopo in questa vita.

D: Da che cosa hai tratto maggiore inspirazione nella tua vita?

DR. WAYNE DYER: Non ho mai tratto inspirazione da persone fuori. Posso citare una serie di libri che ho letto e che hanno avuto una grande influenza su di me come Abraham Maslow, Albert Ellis, il Bhagavad-Gita, il Nuovo Testamento, un Corso in Miracoli, la Kabbalah e la poesia di William Blake. Ma ciò da cui traggo maggiore inspirazione è qualcosa che mi brucia dentro, una candela interiore che non si spegne mai. Io sono una sorta di osservatore di tutto questo, esattamente come lo sei tu. Noi pensiamo di essere i partecipanti e di fare delle scelte, ma ciò che davvero siamo è dei testimoni. Io e te siamo seduti qui adesso, ma c’è una parte di noi che sta guardando tutto questo mentre questo avviene. All’improvviso diventi il testimone della vita, piuttosto che colui che stai guardando: in altre parole, chi sono qui con te ora non è la persona che sta seduta qui con te ma la persona che sta guardando tutto questo accadere. Io non sono ciò che vedo, sono colui che vede, sono il testimone. E’ questo ciò che mi inspira, la capacità di essere un testimone. E’ questo Dio, ciò che io penso Dio sia. Dio è un testimone compassionevole, è quella presenza amorevole che è sempre con te e che non ha forma. La parte di me che guarda non invecchia mai, è eterna. E’ vedere questo corpo mentre fa le sue esperienze. Il tuo corpo è sul sentiero e, come un albero, contiene la sua essenza già nel seme. La tua essenza era già nel seme che è stato piantato nell’attimo in cui sei stato concepito; tuttavia il testimone è sempre stato lì.

D: Quali sono le più grandi prove che hai dovuto affrontare?

DR. WAYNE DYER: Sono stato sposato tre volte, ogni volta per circa 10 anni. Attraversare un divorzio è una grande prova, soprattutto quando hai dei figli. Ora ho una vita meravigliosa, una famiglia meravigliosa.

D: Quale è la tua formula per il successo?

DR. WAYNE DYER: La formula per il fallimento è cercare di compiacere tutti in tutto ciò che fai. Quindi la formula per il successo deve essere l’opposta, ovvero non farsi consumare da ciò che gli altri pensano e ascoltare piuttosto la tua voce interiore. Quella voce interiore del tuo Io Superiore che vuole che tu sia in pace e che vuole farti sentire l’amore, la compassione etc. Ascoltare quella voce interiore di Dio che è sempre con te.

 

 

  1. Wayne  Dyer, Ph.D., è un autore di fama internazionale e speaker in materia di sviluppo personale. È autore di 30 libri, ha creato molti programmi audio e video, ed è apparso su migliaia di programmi televisivi e radiofonici.  Dyer ha un dottorato in counseling educativo presso la Wayne State University ed è stato professore associato presso il St. John’s University di New York. Il Dr. Wayne Dyer viene affettuosamente chiamato il “padre della motivazione” dai suoi fan. Nonostante la sua infanzia trascorsa in orfanotrofi e case-famiglia, il Dott. Dyer ha superato molti ostacoli per realizzare i suoi sogni. Oggi spende molto del suo tempo per mostrare agli altri come fare lo stesso. Quando non è in viaggio per il mondo, Wayne scrive dalla sua casa in Maui.

 

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